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Portomaggiore. La negoziante agli haters: «Non siamo noi commercianti la causa della grande crisi»

Annarita Bova
Portomaggiore. La negoziante agli haters: «Non siamo noi commercianti la causa della grande crisi»

Parla la donna attaccata per un post sul web in cui invitava a comprare nei piccoli esercizi

05 dicembre 2023
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Portomaggiore «In quel negozio sono nata e cresciuta. Sento ancora l’odore dei mobili, l’entusiasmo per le novità e il vociare dei clienti. Sarà anche per questo che non riesco a rassegnarmi all’idea di perdere il contatto. Insomma, per me un pacco lasciato in un portone non ha lo stesso sapore di una porta che si apre e di un buongiorno». A parlare è Fanny Cavallari, figlia di “Gigion” Luigi «che dal dopoguerra in poi ha portato avanti il negozio di elettrodomestici e mobili in piazza a Portomaggiore». Era stata lei nei giorni scorsi a invitare le persone a comprare nei piccoli negozi invece che sulle grandi piattaforme online «ma anche nelle grandi catene» e mai avrebbe pensato «che quel post potesse sollevare un polverone, con commenti assurdi». Sì perché non solo qualcuno non si è trovato d’accordo, ma si è scagliato contro i commercianti “colpevoli” di gonfiare i prezzi in maniera eccessiva.

LA DIFESA

«Io alla fine li capisco - dice Cavallari -, non è un momento facile e le famiglie fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. Dieci euro, oggi fanno la differenza. Ma non siamo noi la causa di tutto questo. I commercianti sono vittime di un sistema che non funziona. Il negozio di mio padre è stato dato in gestione e, solo per fare un esempio, durante il Covid non abbiamo voluto i soldi dell’affitto. Questo perché le tasse i negozianti le devono pagare, indipendentemente da come vanno le cose».

Dalla parte dei negozi è sceso anche l’assessore Enrico Belletti, «e io lo ringrazio ma voglio anche ricordare che chi amministra fa tanto. Portomaggiore è cambiata nel tempo, è inutile negarlo. La convivenza è difficile, alla sera non è più come prima. Ecco, forse bisognerebbe rivedere un po’ di cose e investire sul commercio. Non basta dire “andare a comprare” o “non chiudete”. Bisogna dare aiuti, sostegni e che non sono sempre e solo di carattere economico». E gli insulti? «La rete è anche questo. Nessuno si sarebbe mai azzardato di entrare nel negozio di papà e offendere gratuitamente. Una volta ci si metteva la faccia, sia davanti che dietro un bancone. Riscopriamo i rapporti umani, iniziando dal Natale».

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