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Ferrara, chef e consumatori dicono “sì” alla carne sintetica

Ferrara, chef e consumatori dicono “sì” alla carne sintetica

Lo studio di Unife e Swg promuove il coltivato ma solo in aggiunta alla tradizionale per contrastare gli allevamenti intensivi

26 marzo 2024
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Ferrara Chef, futuri chef e consumatori sono favorevoli all’introduzione della carne coltivata nei menu, ma non in alternativa alla carne tradizionale, quanto piuttosto in aggiunta, all’interno di menu dedicati, visti i possibili effetti benefici sulla salute e sull’ambiente.

È quanto emerso, per certi versi a sorpresa, da uno studio condotto dall’Università di Ferrara in collaborazione con Swg e realizzato su cinque chef, 741 futuri chef (studenti e studentesse al quinto anno dell’Istituto alberghiero Vergani), mille consumatori e mille possessori di animali domestici. «Dagli studi condotti emergono interesse e curiosità da parte degli intervistati nei confronti della carne coltivata, che non va vista in contrasto o contrapposizione con la carne tradizionale, soprattutto quella di qualità, bensì con quella da allevamenti intensivi» ha spiegato Fulvio Fortezza, professore del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Ferrara.

Quello della carne coltivata è infatti uno scenario complesso, ancora in profondo divenire, ma potenzialmente rivoluzionario in termini di copertura della crescente domanda mondiale di carne, riduzione della pressione ambientale generata dalla produzione intensiva di carne, riduzione dei rischi individuali per la salute collegati a un eccessivo consumo di carne rossa. Tutti e cinque gli chef intervistati sono sostanzialmente favorevoli ad introdurre la carne coltivata nei loro menu. Per due di loro la carne coltivata rappresenta «un’innovazione alimentare speciale da proporre in menù dedicati»; uno la considera «non strettamente necessaria, ma una possibile soluzione ai problemi della produzione intensiva di carne»; per un quarto «non è strettamente necessaria, ma un possibile alleato di un’agricoltura di qualità»; il quinto la intende «come “cibo modificato” per una vita migliore e un mondo migliore, sia nell’ottica della salute che del risparmio di risorse».

Andando ai futuri chef, il 71% circa degli intervistati è tendenzialmente favorevole o convintamente favorevole alla carne coltivata, in generale; il 69% circa tenderebbe ad assaggiarla o la assaggerebbe convintamente; il 63% tenderebbe ad utilizzarla o la utilizzerebbe nei propri menù futuri. Tuttavia, l’86% di questi non la utilizzerebbe al posto della carne tradizionale, bensì in aggiunta, all’interno degli stessi menu o di menu dedicati.

Il 70% circa dei consumatori intervistati è tendenzialmente favorevole alla carne coltivata, in generale; il 64% tenderebbe ad assaggiarla; il 62% tenderebbe ad acquistarla in modo più o meno ricorrente o regolare. L’idea che la carne coltivata sia promossa da chef riconosciuti tende ad aumentare la disponibilità a pagare per questa tipologia di carne. Infine, il 53% dei possessori di cani farebbe assaggiare la carne coltivata al proprio cane, mentre solo il 22% dichiara una totale chiusura in tal senso. Il 43% degli intervistati sarebbe disposto a pagarla almeno quanto, o addirittura di più, dei prodotti a base di carne tradizionale, in particolare per i possibili benefici di questa scelta sull’ambiente.