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L’indagine

Che tempaccio, tra afa e nebbie vivere a Ferrara è meno bello

Che tempaccio, tra afa e nebbie vivere a Ferrara è meno bello

La città estense è agli ultimi posti della classifica nazionale dal punto di vista climatico. Temperature più alte di 0,89 gradi

26 marzo 2024
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«Farà bel tempo domani?». Se sei in Pianura Padana, in Emilia Romagna in particolare, è probabile di no. Ma del resto, come ricordano gli esperti, è la nebbia e l’umido che fanno maturare i salumi, un nostro vanto apprezzato. La “fotografia” annuale scattata dal Sole 24Ore su dati di “3bMeteo” - relativa alle rilevazioni climatiche in 112 città italiane capoluogo utilizzando indicatori meteorologici e trend tra il 2013 e il 2023 - rischia in ogni caso di generale invidie e peggiorare l’umore se vivi al nord. Si parla infatti del cosiddetto “Indice del clima” che appunto mette in fila dalla migliore alla peggiore le città dal punto di vista climatico, utilizzando dieci parametri: esso è costruito utilizzando un database composto da oltre 1,84 milioni di stringhe di valori, circa 16mila per ciascuna città analizzata. A partire da qui per ciascuna città l’elaborazione è partita da un pacchetto di dati descrittivi dei principali fenomeni meteorologici registrati nel decennio ogni sei ore, dalle coperture nuvolose e nebbie alle piogge, alla temperatura e umidità fornite a oltre 2mila centraline meteo distribuite sul territorio e così via.

Emilia Romagna

Diciamolo subito: non solo in Emilia Romagna (e in Pianura Padana) la qualità dell’aria è pessima, ma il clima proprio non va. Eccetto Rimini, sulla costa, che conquista un onorevole 17esimo posto nazionale tutte le altre città capoluogo emiliano romagnole sono oltre la cinquantesima posizione. Piacenza è agli ultimissimi posti, al 102esimo, Bologna al posto 62, Modena all’82, Reggio al 90 e Parma al 93. Fa peggio Ferrara al 99esimo posto mentre vanno meglio le restanti tre (Forlì - Cesena 55 e Ravenna 59). Sono numeri, ma piuttosto indicativi. Per esempio: nel decennio la temperatura a Ferrara si è scaldata di 0,89 gradi, a Piacenza addirittura di 2,18 gradi. A Ferrara il sole è poco e ci sono secondo i calcoli molte piogge e tanta nebbia. A Modena c’è pochissima brezza estiva, tante ondate di calore, una altissima umidità relativa. A Reggio nebbia, raffiche di vento e naturalmente umidità non mancano.

Chi sta bene e chi sta male

La città con il clima migliore è Bari e la caratteristica che emerge sono soprattutto le otto ore e mezza di sole al giorno, nonché appena nove giorni di precipitazioni estreme all’anno, con 74 giorni di pioggia su 365 e con una brezza estiva a 7,2 nodi medi giornalieri. Oltre al capoluogo pugliese sono in testa a questa graduatoria sei altre città del sud: nell’ordine Barletta-Andria-Trani (terza), Catania (quarta), Pescara (quinta), Chieti (settima), Brindisi (ottava), Agrigento (nona), Cagliari (decima). Completano i primi posti città del nord, Imperia (Liguria di Ponente) e Livorno, in Toscana. All’undicesimo posto c’è Aosta, luogo che non ti viene in mente se pensi al sole caldo, mentre anche qui come a Enna sono molte le ore di sole e sono pochi gli eventi estremi. Poi ci sono le città del fondo classifica: la peggiore è Belluno, ultima nell’indice di soleggiamento (appena 6,7 ore di sole giornaliere quando la media nazionale è di 7,8) e con tante giornate fredde (23,6 in media ogni anno con temperatura massima percepita sotto i 3°C).

La pianura padana

Dicevamo in apertura che usciamo perdenti anche come Pianura Padana, visto che negli ultimi dieci posti della classifica ci sono tanti centri collocati lungo l’asse del Po come Alessandria (posizione 106), Pavia (105), Cremona (104), Piacenza (102), Lodi (101), Asti (100). Male anche Rovigo: è la zona con più giornate di nebbia, oltre 57 all’anno. La classifica che qui analizziamo è approfondita ma per alcuni esperti vanno definite alcune “linee guida”. Fa un discorso esteso Luca Lombroso, meteorologo, divulgatore e tecnico meteorologo all’Osservatorio Geofisico dell’Università di Modena e Reggio

Qualche dubbio

«La classifica l’ho studiata a fondo ed è certo interessante, a patto però di sapere che la propone una società privata che non chiede i dati degli osservatori meteorologici. Non è basata, cioè, sui dati osservati, ma su modelli matematici che ricostruiscono le previsioni del tempo in un determinato periodo più o meno lungo. Intendiamoci, i colleghi non hanno sbagliato, ma io sono perplesso anche se quello usato è un metodo consolidato. Del resto quando apro una qualche app meteo vedo una temperatura che necessariamente nella realtà non sempre è la stessa: si lavora su numeri, si fanno calcoli per arrivare a definire il tempo in questa maniera». L’esperto modenese prosegue: «Cosa significa dire che un clima è più o meno “bello” o più o meno piovoso? Certo a Bari e Palermo c’è il sole, lo sappiamo e per esempio non c’è la neve che ha alcune caratteristiche. Anche riguardo alla Pianura Padana che vedo presenta città nelle parti basse della classifica: ci sono certamente dei problemi, ma la sua geografia è questa e con essa occorre fare i conti. Teniamo presente però che la qualità dell’aria è legata ad altri parametri e si lega alla salute. Come cambiare? Facciamo cose incompatibili con i limiti del nostro pianeta: aumentiamo il consumo di suolo, continuiamo a usare un modello che vede la crescita dei consumi e così in Pianura Padana già in primavera probabilmente abbiamo esaurito le risorse dell’anno».