La Nuova Ferrara

Ferrara

Il lutto

Addio a Sammy Basso, a Ferrara toccò il cuore della gente

ferrara, samuele sammy basso in visita in redazione,
ferrara, samuele sammy basso in visita in redazione,

Nel 2015 presentò “Il viaggio di Sammy” tra applausi e commozione

3 MINUTI DI LETTURA





Ferrara Si è spento a 28 anni Sammy Basso, giovane che aveva fatto conoscere la sua patologia rara, la progeria. Una malattia che provoca l’invecchiamento precoce e per la quale si era speso nel sostenere la ricerca. Il 28enne vicentino si è sentito male in un ristorante nella sera di sabato 5. È stato un esempio di coraggio e gioia di vivere.

Attraverso incontri, conferenze, libri e programmi tv ha fatto conoscere la sua storia, emozionato migliaia di persone e dato coraggio a tanti. Nel 2015 in occasione dell’uscita di “Il viaggio di Sammy”, libro edito da Rizzoli, venne a Ferrara ospite della rassegna Autori a Corte. La serata fu un successo, platea piena e applausi a scena aperta. Sempre in quell’occasione Sammy fu ospite nella redazione della Nuova per un’intervista. All’epoca aveva 19 anni e il suo entusiasmo per la vita era già contagioso. La riportiamo qui:

di Davide Bonesi

La sua storia ha commosso i tanti spettatori che hanno seguito le otto puntate trasmesse sul canale del National Geographic. Un progetto, quello del viaggio sulla mitica Route 66 poi diventato un libro, per l'appunto intitolato Il viaggio di Sammy. Il protagonista è Sammy Basso, 19enne padovano che ha una malattia rarissima, la progeria, che ne sta provocando il precoce invecchiamento. Ma la forza (e la voglia di far battute) sono intatte, come dimostra la combattività che sta mettendo nell'Associazione italiana Progeria Sammy Basso, fondata con la famiglia nel 2005. Prima di essere la star dell'ultima serata di "Autori a Corte", al Giardino delle Duchesse, Sammy è venuto a trovarci alla Nuova.

Come mai ha deciso di raccontare la propria storia?

«In realtà il libro parla del viaggio. Visto che tanta gente mi ha contattato dopo il programma in tv, ho deciso di "allungare" il viaggio mettendolo su carta».

Quindi nasce tutto dal programma su Sky?

«La partenza è stata strana: l'amico Andrea Felice mi intervistò per "Wild", da lì è nato il contatto col National Geographic. Loro hanno proposto un viaggio, io volevo percorrere la Route 66 e così ho colto la palla al balzo. Ormai sono abituato a parlare della mia tragedia, quello che va spiegato lo diciamo senza problemi. Il programma e poi il libro sono opportunità per parlare dell'associazione».

Sarebbe già ora di iniziare un nuovo viaggio...

«Fosse per quelli di National Geographic saremmo ripartiti subito, luoghi belli va visitare ce ne sono a bizzeffe. Per il momento c'è qualcosa buttato lì, ma nulla di concreto».

Come mai ha pensato proprio alla la Route 66?

«Perché sapevo di questa lunga strada che attraversa vari paesaggi, fra cui il deserto. Passavano ore senza incontrare auto o persone, eravamo in mezzo al nulla. Poi capitavamo in una metropoli dove c'era tutto concentrato in poco spazio. L'idea era quella di vivere una bella avventura e, soprattutto, divertirsi».

L'esperienza dello scrivere è stata complicata?

«No, perché non dovevo inventare nulla. Magari è stato più difficile organizzare gli argomenti e scegliere il tipo di scrittura: mi è stato consigliato di scrivere semplice perché il target è giovane e il messaggio vorrei arrivasse a tante persone».

E le presentazioni aumentano a vista d'occhio…

«Sì, ma in verità devo dire che fra poco dovrò pensare all'Università. Dopo un anno di fisica, mi sono iscritto a biologia: so che devo impegnarmi, d'altronde è una mia scelta».