Regione, Ferrara può restare senza assessori
Posizioni prenotate dagli altri partiti della coalizione, concorrenza tra territori e scintille tra Calzano e Zappaterra. Minarelli: «Auspico che la nostra provincia venga tenuta in considerazione»
Ferrara Neanche il tempo di esultare per la Regione che resta in mani amiche, nemmeno un giorno in cui ci si possa deliziare con il ribaltone in provincia e in città. Grama vita. Non c’è tregua dalle parti del centrosinistra, perché appena archiviate le urne si avvicina il momento per un verdetto di sostanza. Quello di Michele de Pascale, chiamato a comporre la sua giunta. E qui un timore si affaccia: ma non è che Ferrara rischia di rimanere fuori dalla rosa dei futuri assessori? In casa Partito democratico deglutiscono. La risposta, non è un mistero, è affermativa. Arriva sulla base di un ragionamento fatto di numeri, dichiarazioni (queste meno, perché i diretti protagonisti restano sotto il pelo dell’acqua), rimandi al passato. Paolo Calvano e Marcella Zappaterra, accantonati per un attimo i sorrisi, annotano e affilano le armi.
I nodi aperti Il primo scoglio: i posti a disposizione non sono infiniti. Nella giunta tuttora in carica, assieme ad Irene Priolo presidente facente funzione, siedono nove assessori (tra i quali il ferrarese Paolo Calvano) più il sottosegretario alla presidenza Davide Baruffi. Il Pd esce dalle elezioni come il dominus assoluto della coalizione e lo sarà, di conseguenza, nella composizione dell’esecutivo. Tuttavia dovrà essere magnanimo e riconoscere (tenete a mente questo verbo) spazio agli alleati, quindi un assessore alle liste che hanno superato il quorum (Alleanza Verdi e Sinistra, Civici con De Pascale, Movimento 5 Stelle) va messo in conto. Poi occorre annotare chi si è prenotato per una conferma: la stessa Priolo, Vincenzo Colla di sicuro, probabile Alessio Mammi. In prima fila, tra i possibili nuovi ingressi nella squadra di de Pascale, ci sarebbero il segretario regionale Pd Luigi Tosiani e l’ex sindaca di San Lazzaro Isabella Conti. Senza parlare poi dello slalom tra le correnti del partito che il neo presidente dovrà affrontare. Secondo nodo: i territori. Ferrara teme di vedersi disegnare tapina. Cuginetta povera tra una Bologna che preme (lo aveva già fatto, creando qualche dissapore, il sindaco Matteo Lepore prima del via libera ufficiale alla candidatura del romagnolo de Pascale) per un ruolo all’altezza, tra Modena e Reggio che vogliono il loro vista la forza del Pd locale, e una Ravenna maggiormente à la page in questa nuova fase che si annuncia, in grado quindi di rosicchiare spazi a quelli oltre il Reno.
I precedenti Va detto che in passato Ferrara rimase fuori dalla giunta: nessun assessore estense nel governo di Vasco Errani 2000-2005, anche se Alfredo Bertelli era consigliere alla presidenza, un ruolo che vale molto più di un assessorato. Confermato nella legislatura successiva, con Alberto Ronchi (occhio: in quota Verdi, non per la filiera Ds-Margherita) come assessore alla Cultura.
Il duello Altro cruccio: il Pd ferrarese è tutt’altro che compatto. Nelle urne sono state scintille tra Calvano e Zappaterra: alla fine ha vinto lui per un nonnulla, 5.628 a 5.561, 67 preferenze in più che potrebbero pesare. E dietro scalpita Carlotta Gaiani (4.210) che entrerebbe in Consiglio se uno dei due venisse nominato in giunta. Chissà. Anche se c’è uno spiffero che circola: solo Calvano avrebbe qualche possibilità di fare l’assessore. Chissà bis. L’alternativa? La presidenza del Consiglio a un ferrarese. Forse che forse.
Il quasi appello Intanto c’è chi si appresta a bussare alla porta del governatore in pectore: toc toc, è Nicola Minarelli. Prima si schernisce («è assolutamente... prestissimo», sorride), poi riecco il verbo: riconoscere il giusto spazio. «Auspicherei – scandisce il segretario provinciale Pd – che Ferrara venisse tenuta in considerazione con un ruolo amministrativo nei prossimi cinque anni. L’incastro non sarà semplice, entrano in gioco diverse dinamiche, però questo lo chiederemo. Anche perché in provincia abbiamo appena avuto una bella vittoria e puntiamo a rappresentare un futuro diverso da quello della destra». Messaggio spedito, un “aiutino” da Bologna sarebbe gradito.