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Hikikomori, il disagio dei giovani a teatro a Ferrara

Margherita Goberti
Hikikomori, il disagio dei giovani a teatro a Ferrara

“Fuori”, uno show intenso dedicato ai ragazzi che si ammalano

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Ferrara È bastata una porta bianca, rigorosamente chiusa e cinque bravi attori per rappresentare ieri pomeriggio sul palcoscenico della Sala Estense il fenomeno dell’Hikikomori che si sta diffondendo fra i giovani in tutto il mondo. Stiamo parlando di quel «ritiro sociale» che gli adolescenti praticano ed adottano in una delle sfide più delicate e complesse che caratterizza i nostri giorni e che l’Asl, nello specifico il Dipartimento di Sanità Pubblica ed il Servizio Dipendente Patologiche, la Prefettura e gli Uffici Scolastici Regionale e di Ferrara hanno voluto affrontare attraverso una rappresentazione teatrale dal titolo “Fuori - Un viaggio intenso e crudo nel mondo del ritiro sociale” affidata alla compagnia Cipiesse – Energie educative di Reggio Emilia.
È Alberto Urro coordinatore del programma Scuole che promuove salute di Ferrara ad aprire il pomeriggio insieme al prefetto Massimo Marchesiello ed all’assessore alle Politiche Sociosanitarie del Comune Cristina Coletti, tutti concordi nel ritenere importante l’attenzione sul mondo degli adolescenti penalizzato fortemente dal periodo della pandemia.
«Mi aspettavo qualcosa di più dai nostri giovani – ha esordito il prefetto – ed invece stanno vivendo fenomeni di violenza di genere e questo mimetismo sociale. Mi sono chiesto allora, se la responsabilità è dei social e dei cellulari oppure dall’uso esagerato che se ne fa. Bene vengano perciò tutte le azioni per conoscere il fenomeno e cercare di arginarlo».
Anche l’assessore Coletti ha ringraziato l’Asl per tutte le iniziative di contrasto che sta attivando per aiutare gli adolescenti a crescere nel modo migliore. Nello spettacolo, dietro la porta c’era Stefano, il figlio perfetto, che andava bene a scuola, che giocava a calcio, che aveva amici e che poi si è chiuso nella sua stanza senza più comunicare con nessuno se non attraverso i social. «È sempre attaccato al computer!», lamentano i genitori che reagiscono esasperati, spesso violentemente bussando a quella porta nella speranza di riuscire ad abbattere la barriera che il ragazzo ha innalzato fra sè e loro . I personaggi che tentano di riavere un contatto con Stefano, oltre ai genitori, sono l’allenatore di calcio, la sua insegnante di scuola e la nonna, l’unica che ha capito cosa gli è successo e lo spiega sia a se stessa sia al nipote, sempre attraverso la porta chiusa. Alla fine solo l’amico Michele riuscirà ad entrare e a far parlare Stefano che racconterà tutta la sua paura del mondo esterno che lo ha fatto sentire inadeguato. Applausi agli attori che in realtà sono un gruppo di educatori che accompagnano le persone a vivere situazioni di disagio. La psicologa dell’Asl, Linda Borra, ha chiesto quali sono i sintomi che possono mettere in allarme i genitori. Si tratta di primi atteggiamenti di isolamento in casa, il rifiuto della scuola e la denuncia di inesistenti malesseri fino ad arrivare a chiudersi nella propria stanza.

Margherita Goberti

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