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Il dibattito sulla rassegna

Ferrara Buskers Festival, bilancio chiaroscuro. Malumori tra gli esercenti

Nicolas Stochino
Ferrara Buskers Festival, bilancio chiaroscuro. Malumori tra gli esercenti<br type="_moz" />

I commercianti: «Come da tradizione grande qualità e versatilità artistica ma la formula di quest’anno ci ha fatto registrare forti cali del fatturato»

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Ferrara Si è conclusa domenica l’edizione 2025 del Ferrara Buskers Festival, manifestazione che da quasi quarant’anni anima le vie del centro storico e richiama pubblico da tutta Italia e dall’estero. Anche quest’anno la qualità artistica non è mai stata messa in discussione: su questo punto concordano tutti, dagli organizzatori al pubblico, fino agli stessi esercenti. La città ha ospitato performance di alto livello, confermando ancora una volta il prestigio internazionale dell’evento.

Tuttavia, accanto agli applausi rivolti agli artisti, il bilancio che emerge dal fronte delle attività commerciali non è dei più rosei. Le criticità principali, secondo le testimonianze raccolte, riguardano la chiusura del centro storico, l’introduzione del biglietto d’ingresso – giudicato da molti troppo alto – e le perdite economiche registrate soprattutto nei primi giorni della kermesse. Perdite che, a detta di diversi ristoratori e negozianti, non sono state compensate dal maggior afflusso del fine settimana.

Molti esercenti sottolineano come il problema sia stato la gestione degli spazi e delle regole di accesso. «Sarebbe stato giusto – affermano alcuni commercianti – che nei mesi precedenti la direttrice Rebecca Bottoni e lo staff avessero comunicato con noi in modo più diretto, informandoci tempestivamente della decisione di chiudere il centro e ascoltando dubbi e proposte. Così non è stato». Una delle idee condivise da più voci riguarda la possibilità di un contributo economico versato dagli stessi esercenti, in cambio di un accesso libero all’area del festival, che permetterebbe a tutti di beneficiare della grande affluenza di pubblico.

Tra le testimonianze, spicca quella di Chiara, proprietaria del Retrò Vino: «La qualità degli artisti è stata altissima, ma l’area chiusa e i food truck all’interno penalizzano chi lavora già nella ristorazione. Se limiti il mio quotidiano non puoi aggiungere concorrenza diretta». Una posizione condivisa anche da Nicolas, responsabile di Grom, che denuncia: «Abbiamo saputo di persone respinte ai varchi solo perché volevano un gelato, contrariamente a quanto dichiarato. All’interno, intanto, era presente un venditore di gelati a prezzi più bassi, che ovviamente ci ha danneggiati. Inoltre il biglietto d’ingresso scoraggiava ulteriori spese. Per noi i buskers non hanno portato vantaggi economici, anzi: il fatturato è calato».

Difficoltà simili sono state segnalate anche da Vittoria e Mauro, responsabili del Leon d’Oro: «Soprattutto il primo giorno i clienti che volevano soltanto consumare si sono trovati bloccati. Abbiamo registrato perdite, soprattutto all’ora dell’aperitivo, quando la piazza veniva chiusa e le persone ci chiedevano se potevano restare o dovevano uscire. Una soluzione potrebbe essere l’offerta volontaria, che non escluda nessuno».

Disagi si sono verificati anche fuori dall’area transennata. La proprietaria di Tatsumi, con il suo locale su via Contrari, a pochi passi dal perimetro dell’area chiusa, racconta: «Non eravamo in area spettacoli, ma le transenne hanno reso più difficile raggiungerci. Per l’asporto e le consegne a domicilio è stato complicato muoversi. Domenica, con la chiusura anticipata alle 16, alcuni clienti a pranzo hanno dovuto affrettarsi per non restare bloccati. Abbiamo perso almeno un terzo del fatturato di questa settimana».

In sintesi, il festival si conferma un evento capace di attrarre visitatori e di regalare grande spettacolo, ma resta aperto il nodo del rapporto con il tessuto commerciale della città. «Il format punta molto sull’impatto scenografico – osserva ancora Nicolas di Grom – ma se si vuole davvero sostenere economicamente le attività commerciali occorre rivedere alcune scelte».

Il bilancio 2025 appare dunque in chiaroscuro: da un lato l’eccellenza artistica, dall’altro il malcontento di chi, dietro il bancone o ai tavoli, ha visto ridursi gli incassi invece di beneficiarne. L’appello degli esercenti è chiaro: per le prossime edizioni serve maggiore coinvolgimento, condivisione delle decisioni e soluzioni che permettano a festival e commercio locale di convivere e crescere insieme. 

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