Infermiera molestata in carcere a Ferrara, detenuto condannato
Il 70enne sta scontando l’ergastolo per omicidio, uccise chi lo dipinse come un molestatore
Ferrara Aveva ucciso brutalmente anche perché era stato accusato di essere un molestatore delle donne del quartiere. E proprio per una molestia sessuale Giuseppe Di Giacomo, 70 anni, originario della provincia di Enna, in Sicilia, è stato condannato ieri dal Tribunale di Ferrara a due anni e mezzo di reclusione. L’anziano era accusato di aver toccato il seno di un’infermiera e di aver poi proferito frasi con riferimenti sessuali per nulla graditi dalla donna. Il tutto è avvenuto a gennaio dell’anno scorso nel carcere di Ferrara, dove Di Giacomo stava scontando i primi anni di una condanna definitiva all’ergastolo per aver ucciso con 34 coltellate il vicino di casa Davide Calbucci (49 anni). L’omicidio era avvenuto il 19 dicembre del 2020 a Cesena, nel parco della Fornace Marzocchi, in zona Vigne (per questo Di Giacomo, oltre che come “il siciliano” è noto nelle cronache come “il killer delle Vigne”).
Anche l’infermiera, costituita parte civile, è stata sentita dal tribunale. Non è stato chiesto risarcimento. La difesa ha chiesto il minimo della pena. Dopo la condanna per l’omicidio, Di Giacomo aveva anche inviato dal carcere di Ancona una lettera di insulti alla moglie della vittima, cosa che generò ulteriore scalpore. Secondo l’accusa, e da quanto emerso anche a processo, l’uomo si trovava nell’area sanitaria della casa circondariale estense dove l’infermiera gli stava controllando la pressione sanguigna quando, a un certo punto, le ha toccato il seno e poi le ha rivolto alcune frasi piuttosto sconvenienti tra le quali «Infermiè, per caso ti sei innamorata di me?», con anche la richiesta successiva di esibizione delle parti intime.
L’infermiera aveva segnalato la cosa alla direzione del carcere – cosa che ha comportato anche il trasferimento dell’anziano nel carcere di Bologna, dove è tuttora detenuto – e poi aveva sporto querela. Ieri mattina si è concluso il processo. La Procura (pm Andrea Maggioni) ha chiesto per lui il minimo della pena applicabile, ovvero due anni di reclusione. Il tribunale in composizione collegiale (presidente Piera Tassoni e a latere Giuseppe Palasciano e Sandra Lepore) ha deciso per i due anni e mezzo, pur riconoscendo l’ipotesi attenuta della violenza sessuale. Di Giacomo ha anche reso delle dichiarazioni in aula – negando ogni addebito e sostenendo anzi che l’infermiera gli aveva addirittura salvato la vita scoprendo che aveva una trombosi – ma poi si è lasciato andare a considerazioni che non lo hanno aiutato così tanto. Poi ha atteso la sentenza facendo le parole crociate.
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