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Il cordoglio

Lutto per il maestro Zarattini, Comacchio saluta il suo “Strehler”

Katia Romagnoli
Lutto per il maestro Zarattini, Comacchio saluta il suo “Strehler”

Seguì da vicino nei teatri locali i grandi nomi come Vittorio Gassman e Dario Fo. Con il gruppo TeatroInsieme fondò una scuola di attori non professionisti

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Comacchio Addio a Pier Tomaso Zarattini, il “Maestro”, per tutti semplicemente Piero o “Strehler”, come affettuosamente lo chiamavano amici e compaesani, un comacchiese doc, che ha saputo valorizzare, esaltare e rendere grande la tradizione del teatro dialettale lagunare. Figura centrale della cultura e del teatro locale in vernacolo, Zarattini se n’è andato in punta di piedi, lasciando un vuoto profondo in quanti hanno avuto la fortuna di conoscerlo, lavorare con lui o semplicemente di emozionarsi assistendo alle sue rappresentazioni teatrali.
Fin dagli anni Cinquanta, quando il teatro italiano muoveva i primi passi, dopo i drammi e le distruzioni della seconda guerra mondiale, Zarattini si avvicinò al teatro con la curiosità e la passione di chi intuisce la magia di un’arte capace di rappresentare più di tutte uno spaccato della realtà. Seguì da vicino, nei teatri locali, giganti del calibro di Vittorio Gassman, Dario Fo, Franca Rame, Pupella e Rosalia Maggio, ai loro esordi e ne trasse ispirazione per un percorso personale, fatto di studio, dedizione e amore assoluto per la scena. La vita di Zarattini, è stata una lunga dichiarazione d’amore al teatro e alla sua terra.
Prima da avventizio, poi da dipendente di ruolo, lavorò, come impiegato nel servizio personale dell’ex zuccherificio di Comacchio. Dal 1980 al 2001 fu il direttore artistico della compagnia teatrale dialettale “Al Batal”, che aveva co-fondato. Nel 1981 fu l’artefice della prima parata di Carnevale in barca, lungo i canali del centro storico. Con il gruppo TeatroInsieme, fondato nel 2006, seppe costruire un’autentica scuola di umanità e di arte, coinvolgendo decine di attori non professionisti, «gente che lavora - come amava dire -, capaci di sacrificare il tempo libero per le prove, per i costumi, per la magia di un sipario che si apre». Nel 2010 la compagnia portò in scena, nel venerdì santo, il poema “Mater Jesu Mater Judae” di Alessandro Zappata, latinista comacchiese di scuola carducciana (1860-1929).
Autore raffinato e attento alle radici popolari, Zarattini ha saputo unire prosa e poesia, ironia e malinconia, regalando al pubblico commedie intrise di verità e sentimento. Tra queste, “Al Guasarol”, premiata alla sesta stagione del Teatro Romagnolo di Cesena da una giuria presieduta da Ivano Marescotti, rimane una delle sue opere più amate: uno spaccato di Comacchio di cent’anni fa, con «i suoi pregi e i suoi difetti, con usanze e costumi di una realtà che fa i conti con il terribile flagello della miseria», aveva dichiarato il Maestro in una intervista.
Nei suoi lavori, sempre attuali, si intrecciano passato e presente, tradizioni e credenze popolari, scontri generazionali e riflessioni sociali, in un equilibrio delicato dove il sorriso spesso lascia spazio a una più profonda malinconia, quella che accompagna la consapevolezza della fragilità umana. Con la scomparsa di Pier Tomaso Zarattini, Comacchio e il suo teatro perdono un interprete autentico e appassionato, un custode delle radici e un maestro di vita. 

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