La Nuova Ferrara

Uccisero un collega in fabbrica: confermata la condanna a 10 anni

Jacopo Della Porta

	La vittima Ranjeet Bains
La vittima Ranjeet Bains

Luzzara: Per la Procura di Bologna andava contestato l’omicidio volontario

07 dicembre 2023
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Luzzara «Si doveva contestare l’omicidio volontario. Il fatto che non sia avvenuto è stato un colpo di fortuna per gli imputati». Ieri, nel corso della sua requisitoria in Corte d’Assise a Bologna, il sostituto procuratore generale Massimiliano Rossi si è detto certo che quanto avvenuto il 7 febbraio 2022 alla Quattro B di Codisotto di Luzzara, dove due colleghi picchiarono e provocarono la morte del 38enne indiano Ranjeet Bains, fu una vera e propria esecuzione e non un atto conclusosi in modo peggiore di quanto effettivamente voluto dagli imputati.

Il magistrato ha chiesto alla Corte di valutare una riqualificazione giuridica del reato da omicidio preterintenzionale a volontario e, qualora la sua impostazione non fosse stata accettata, di confermare comunque i dieci anni di reclusione senza applicare alcuno sconto.

La Corte d’Assise d’Appello ha confermato la sentenza di dieci anni per entrambi gli imputati (la condanna è ridotta di un terzo in virtù del rito abbreviato).

L’avvocato Francesco Tazzari, legale delle parti civili, si è detto d’accordo con la richiesta del sostituto procuratore generale, dato che anche lui ha sempre ritenuto quello di Codisotto un omicidio volontario, e poi ha chiesto e ottenuto la conferma dei risarcimenti (150mila euro alla vedova Kaur Gagandeep e 30mila euro ciascuno al padre Lal Ram, la madre Kaur Mohinder e il fratello Jagjeet Bains).

Giuseppe Migale Ranieri e Angelo Russo, avvocati difensori dei due imputati, Charanjit Singh e Paramjit Singh, si sono opposti alla riqualificazione del reato, anche per motivi procedurali, dato che la sentenza di primo grado non era stata impugnata. «Ho fatto rilevare – commenta l’avvocato Russo – che tre giudici, cioè chi ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, chi ha disposto il giudizio immediato e infine chi ha emesso la sentenza di primo grado, non avevano ritenuto di dover qualificare l’omicidio preterintenzionale in modo diverso».

I legali Russo e Migale hanno motivato la richiesta di uno sconto di pena alla luce del comportamento tenuto dai loro assistiti: «Hanno desistito dall’azione, tanto che la vittima era rimasta cosciente e aveva raccontato l’accaduto a chi lo aveva soccorso; erano rimasti nei locali dell’azienda e avevano atteso i carabinieri. Hanno inoltre ammesso le loro responsabilità fin dall’inizio, e anche nel corso del processo».

I due aggressori si trovano agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico.

I due fratelli indiani erano colleghi di lavoro della vittima. Quel giorno, lo aggredirono con pugni, calci e a colpi di pala. Una spedizione che purtroppo non lasciò scampo all’uomo che morì nel giro di pochi minuti.

L’operaio ucciso era stato un sindacalista della Fiom Cgil.

La relazione del consulente tecnico dell’accusa, Vittorio Gatto, ha stabilito che la causa del decesso è da attribuire a un grave trauma cranico-cervicale e a un concomitante trauma laterocervicale. Tali ferite sono state inflitte a calci, pugni ma soprattutto con una pala. In particolare, due colpi sono risultati fatali.l