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Da Ferrara agli Europei, Crivellaro e un sogno diventato realtà: «Adesso vi racconto la mia Turchia»

Alessio Duatti
Da Ferrara agli Europei, Crivellaro e un sogno diventato realtà: «Adesso vi racconto la mia Turchia»

Il match analyst è appena tornato in città dopo l’esperienza a Euro 24 in Germania

19 luglio 2024
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Massimo Crivellaro ha 37 anni. A Ferrara ha costruito la sua carriera, prima da calciatore (Giacomense fra le altre) poi da allenatore. «Aver avuto la fortuna di poter vivere un campionato Europeo a livello professionale rimarrà per sempre un qualcosa di fantastico. Un’esperienza unica, capace di trasmettere momenti, emozioni che sicuramente tra qualche tempo diventeranno anche bellissimi ricordi». Massimo Crivellaro è il match analyst della Nazionale turca di Vincenzo Montella. È tornato all’ombra del Castello Estense per qualche giorno “off”, dopo l’intensa avventura di Euro 2024 e ci ha raccontato com’è andata.

Crivellaro, se l’immaginava così quest’esperienza? «Diciamo di sì, nel senso che sapevo che la macchina organizzativa sarebbe stata perfetta. Sono stato molto contento di ogni cosa. L’accoglienza per noi in Germania è stata straordinaria, ma era preventivabile visto che lì ci sono talmente tanti turchi che ci hanno fatto sentire praticamente a casa».

L’emozione più grande? «Quando siamo arrivati. Per me si trattava della prima esperienza a questi livelli. Quindi inizialmente ho vissuto un mix emotivo contraddistinto anche da brividi mica male. È quella sensazione che arriva prima di iniziare il lavoro vero e proprio, dura un attimo ma è intensa».

Come sono state le sue “giornate tipo”? «Ho dormito poco e lavorato molto (ride). A me piace la sveglia presto, quindi più o meno la puntavo sempre attorno alle 6 per fare le mie cose in camera e iniziare a preparare la base della giornata, visto che avevo a disposizione una scrivania ampia e un monitor molto grande. Due orette così, un caffè, poi giù nell’ufficio dello staff tecnico. Qui preparavo le statistiche, i video e con gli altri condividevamo le esercitazioni da proporre. Solitamente ci si allenava al pomeriggio, a seguire si analizzava la seduta e si pianificava il giorno successivo. Poi in base alle giornate e ai momenti preposti c’erano i meeting con i giocatori, individuali o con gruppetti. Giornate sempre frenetiche, ma piacevoli e appaganti».

Soddisfatto di questa Turchia? «Credo che la nostra esperienza sia stata positiva. In termini di risultati ai nastri di partenza, considerando che come staff avevamo preparato l’Europeo in soli 10 mesi, credo che nessuno si sarebbe aspettato di vederci a 15 minuti da una potenziale semifinale. Ce la siamo giocata, poi l’Olanda con i suoi singoli e con l’esperienza ha avuto la meglio. L’unico rammarico che mi resta è lo 0-3 del girone col Portogallo, perché rivedendo la partita e riconoscendo comunque un qualcosa in più a loro, senza quello sfortunato autogol ci sarebbe stato più equilibrio».

Stadi e atmosfere? «Impressionante, tutto. Impianti sempre pieni, colorati e condizioni uniche per giocare a calcio. I nostri tifosi sono stati super, ma anche quelli incontrati hanno contribuito a rendere tutto più bello. Anche solo avvicinandosi alle strutture, già nei quartieri, si respirava aria magica. La Germania a livello di stadi c’è uno scalino anche ulteriore rispetto ai già grandi e validi impianti che si trovano in Turchia. All’opposto degli impianti italiani, vecchi e obsoleti».

Com’è stato relazionarsi ogni giorno coi giocatori? «Un’altra grande fortuna. Giocatori blasonati, di personalità e di prospettiva come Arda Güler, Kenan Yıldız e altri solo per citarne alcuni. Professionisti esemplari che spesso chiedevano a noi accorgimenti o avevano voglia di rivedere insieme alcuni video di situazioni. L’uomo viene sempre prima del giocatore e anche a livello umano è stata bella la condivisione con queste persone».

Ha avuto un momento in cui è riuscito a pensare alla sua gavetta svolta dalle nostre parti? «Più di uno. Pensavo all’Europeo come sogno realizzato, una cosa che non avrei mai immaginato qualche anno fa. Questi momenti sono serviti per darmi carica aggiuntiva, far sorgere nuove idee, andare oltre la stanchezza e tentare di perfezionare al meglio ogni preparazione».

Titolo finale alla Spagna, con merito? «Assolutamente sì, anche se a un certo punto della finale sembrava che l’Inghilterra potesse replicare il percorso fatto fin lì. La forza della Spagna è stata abbinare il vero mix tra giocatori giovani e altri d’esperienza. Forse quello che è mancato all’Italia, alla quale vanno riconosciute le qualità di alcuni talenti, ma probabilmente è mancata la parte esperienziale per giocare certe partite o competizioni».

Obiettivo prossimo della Turchia, il Mondiale 2026 di Messico, Canada e Stati Uniti? «Vogliamo qualificarci, certo. Ora andiamo incontro a un’altra competizione importante come la Nations League, con la Seconda divisione che vogliamo giocarci al meglio, contro squadre come Galles, Islanda e Montenegro. Ma tutto ciò che andremo a fare da agosto in poi sarà incentrato verso la competizione del 2026».

Mister Montella è carico? «È stato un valore aggiunto per quest’Europeo. Dal primo all’ultimo istante ha sempre premuto sull’acceleratore, con la freccia fuori. Un treno in corsa e noi tutti siamo saliti per seguirlo. Si è caricato anche un’intera nazione e non si è mai voluto porre limiti. Non è una cosa scontata, ma si è davvero calato tantissimo in quest’avventura turca».

Quando riprenderete? «Personalmente, dopo qualche giorno a Ferrara, avrò la Sicilia per godermi la famiglia visto il mese e oltre di distacco. Poi riprenderemo alla grande».