Molina: «Bella la Ferrara argentina. Tifosi, forza, un giorno tornerò»
L’attaccante: «Non conosco Molinari ma se è amico di Tapia significa che è valoroso. Antenucci rappresenta al meglio i valori della città e della sua gente»
Ferrara Essere argentini è un sentimento impossibile da fermare. Canta proprio così l’intera hinchada albiceleste: popolo bollente di una terra che vive di futbol e che genera sentimenti d’appartenenza in ogni luogo del mondo in cui l’orgoglio rioplantense si manifesta. Il timbro argentino sulla nuova Spal non è passato inosservato agli occhi (e al cuore) dell’ultimo argentino capace di farsi voler bene a Ferrara. E così, l’ormai imminente presidenza di Juan Martin Molinari è stata accolta anche dai pensieri di Juan Iniacio Molina. Nomi e cognomi quasi simili, che diventano ancor più curiosi e intrecciati quando l’attaccante (classe 1997) ci informa - col suo classico sorriso sulle labbra - che suo padre si chiama Martin Molina. Ci siamo, insomma.
“Juani”, entriamo nel merito della notizia…
«Beh devo dire che quando ho letto i primi post ufficiali è stato incredibile. Un argentino, che si chiama quasi come me, alla guida della nuova Spal. Non riuscivo a crederci, ma mi ha fatto sin da subito estremo piacere. Per noi, vedere sventolata la bandiera argentina fuori dal Paese è un orgoglio positivo. Sono soddisfazioni speciali, anche difficili da descrivere. Ovviamente se poi le cose vanno bene, il segno lasciato rimane ancor più indelebile».
Conosceva già il nome di Molinari e le sue numerose imprese professionali?
«Onestamente no, ma sono il primo a tifare che faccia bene e riporti la Spal dove merita di stare. Ho parlato con un paio di amici, mi sono informato, ho visto che è inserito in un giro di amicizie con “El Chiqui” Tapia (il presidente della federazione argentina; ndr), che noi tutti sappiamo essere una persona importantissima e determinante nelle ultime vittorie della nazionale».
Mirco Antenucci nel progetto avrà un ruolo di primissimo piano.
«Non sono riuscito a sentirlo in questi giorni, ma sono molto felice che faccia parte di questo nuovo gruppo. So quanto tenga e quanto sia affezionato alla Spal, sicuramente la rappresenterà al meglio come ha sempre fatto da calciatore. Sarà il primo a voler ridare sorrisi e felicità alla città. Penso e spero che riuscirà a fare un ottimo lavoro. Già da compagno di squadra era un leader in tutto e per tutto».
È ovviamente impensabile un Molina in Eccellenza, ma prima o poi pensa di ricongiungersi con la Spal?
«Assolutamente sì. Anche negli ultimi giorni ho ricevuto tanto affetto dai tifosi e la Spal mi è rimasta dentro visto che mi sono sentito molto identificato nel clima della piazza. Un futuro qui sarebbe bellissimo. Io faccio il professionista da pochi anni, quindi oggi sceglierò di continuare il mio percorso in attesa che la Spal risalga e se poi ci sarà la possibilità tornerei stra volentieri».
Le piace il nome Ars et Labor Ferrara?
«Sì, molto, ma so anche che per tutti sarà sempre “la Spal”. So che il Comune l’ha scelto assieme ai tifosi, quindi tutti conoscono il significato identitario e rappresentativo del nome. La Spal è la gente, la Spal è Ferrara. Si è visto anche con la manifestazione in centro storico dopo la non iscrizione. Sono certo che anche in Eccellenza ci saranno 3/4mila persone allo stadio».
Dopo aver appurato della brutta notizia, lei ha scritto un post Instagram molto duro e molto sentito.
«Parole che mi sono semplicemente uscite dal cuore. Le ho dovute scrivere in spagnolo e tradurle perché in italiano avrei fatto tanti errori in quella situazione emotiva. Rispetto all’accaduto sono rimasto malissimo. Mi trovavo a Punta Cana in Repubblica Dominicana con i miei famigliari e un po’ quella parte di vacanze mi è stata rovinata. Avevamo fatto un sacrificio enorme per mantenere la categoria sul campo, tutelando i lavoratori del club e riunendo nel migliore dei modi tutta la città per quella serata. Scoprire, poi, dopo due settimane che altri discorsi avrebbero impedito di iscrivere la Spal è stato un colpo bruttissimo. In Argentina diciamo che “el tiempo cura todo”. Oggi mi vien solo da dire questo».
Cosa ci dice di Baldini e dell’ambiente che aveva trovato?
«Col mister ho sempre avuto un rapporto bellissimo. Io ero arrivato su indicazione di Dossena, ma negli stessi giorni c’era stato il cambiamento e quindi si era generata una situazione particolare. Baldini mi ha comunque voluto, chiedendomi sacrifici e “garra” a ogni appuntamento. Avevo bisogno di fiducia e lo ringrazierò per sempre. In spogliatoio mi sono trovato bene. Spettacolari i rapporti con Antenucci, Nina, Spini, Parigini, Radrezza, Arena, D’Orazio e con Bassoli che mi prendeva costantemente in giro per la mia bevanda di mate».
La sua estate come si è svolta?
«Dopo Punta Cana, sono tornato in Argentina dove faceva un freddo incredibile. Casa, famiglia, amici, cibo in compagnia e allenamenti. Ora sono a Trento con la mia ragazza, a Pesaro mi dovrò ripresentare il 18 per le visite e il ritiro di Cingoli con la Vis».
Se chiude gli occhi e ripensa alla serata del 17 maggio?
«Mi vengono i brividi. È stata una delle notti più belle della mia vita, ho vissuto emozioni totali. In tribuna, ed è una rarità vista la lontananza dal mio paese, c’erano anche un paio di amici e alcuni affetti stretti. È stata la mia serata perfetta, quella che avevo sognato e quella che ricorderò in eterno. Oggi, quando ancora ne parlo e racconto, risulto pesante (ride; ndr). Ho stampato la foto del secondo gol e l’ho regalata a mio nonno assieme alla maglietta, in un quadro appeso al muro. E devo dire che il giorno dopo ho comprato tutti i giornali come ricordo perché non so se mi ricapiterà più di vivere una situazione del genere».
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