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Dal macellaio Ciani al maestro Gallo. Spal, anche a Mazza servì del tempo

Paolo Negri*
Dal macellaio Ciani al maestro Gallo. Spal, anche a Mazza servì del tempo

La sconfitta di domenica rievoca una triste stagione del ritorno in serie C. In quel 1969/70 tanti erano ancora bimbi e qualcuno ha scordato la travagliata annata

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I sentimenti di Ferrara e del popolo biancazzurro. Tonitruanti e contrastanti. L’amore. La passione. Il trasporto. La fede. Di pari passo, o miscelati tutti insieme, con la delusione. Con il pessimismo, il subitaneo ed atavico disfattismo estense. Con la frustrazione. Siamo spallini, così è. Anche se non vi pare.

Debuttare in Eccellenza, categoria di cui si sarebbe fatto volentieri a meno (non fosse stata amara conseguenza dei capricciosi voleri dell’innominabile – con la i rigorosamente minuscola – yankee) , al cospetto di quasi 6.000 straripanti anime, è qualcosa che già sta scritta nei libri di storia pedatoria. Come del resto l’esito finale del match contro i dopolavoristi (nell’accezione nobile) della Fratta: 1-2 e tutti a casa. Noi. Loro sono andati in osteria (Grande?) a festeggiare. Con ragione e totale merito. Doccia gelata, come da tradizione a queste latitudini.

Un motivo di consolazione? Almeno ci siamo tolti il dente. Subito. Perché, mentre si sfollava dal fantasmagorico “Paolo Mazza” ancora avvolto dalla strabiliante immagine coreografica di una Ovest degna del Gotha mondiale del tifo, il pensiero è corso al passato. Un lungo viaggio a ritroso quando noi e tanti altri malati di Spal eravamo solo infanti o poco più, e quando tantissimi altri nemmeno erano nati e quindi forse non sanno (se non se lo sono fatti o se non se lo faranno raccontare) cosa significhi esserci già passati. Correva la stagione di (di) sgrazia 1969/70 e la Spal sperimentava l’onta della serie C, categoria che non viveva dagli anni della Guerra e della successiva ripartenza di vita, sociale e calcistica (serie B/C mista del 45/46). Poi con Mazza fu la gloria. Immaginarsi l’impatto della doppia retrocessione, consecutiva, dalla A alla B (67/68) e dalla B alla C (69/70). Più o meno quanto accaduto ora. La Spal passò rapidamente dalle luci di San Siro come dalle folle del “Comunale” a campi ed avversarie dagli improbabili nomi di Imola, Entella Chiavari, financo Vis Pesaro, Viareggio, Massese, le sarde Olbia e Torres o - successivamente - Imperia, Aquila Montevarchi e Sangiovannese. Passò dal battere Fiorentina e Cagliari e sbancare Bologna nel derby a perdere i nuovi derby, quelli di Ravenna ed in casa con l’Imola. Una disfida ravennate decisa dal macellaio Ciani. Macellaio non perché scannasse i rivali. No, no. Trattavasi di un attaccante, guizzante numero 7 giallorosso col vizietto del gol. Semplicemente, macellaio era la sua prioritaria professione: Domenico Ciani aveva bottega al Mercato Coperto di Ravenna, per questo non faceva ritiri pre-campionato, e nemmeno le rifiniture del sabato: doveva lavorare. Ricordo ancora come fosse oggi gli sfottò che io e mio padre dovemmo subire da quella domenica dell’ottobre 1969 (Ravenna-Spal 1-0, rete appunto di Ciani) e per un anno intero, da mio nonno materno e da mia mamma stessa, ravennati di Bagnacavallo ove nell’adiacente Villanova aveva negozio - di macellaio, of course - il cugino Gianni. Corsi e ricorsi, già che la Fratta domenica è stata magistralmente guidata in campo dal panzuto e dalle terga cicciose, ma assai talentuoso, Gallo, di mestiere insegnante.

Ecco, quella sconfitta ravennate occorse “solo” alla settima giornata, a smorzare le illusioni di subitaneo ritorno in B, come confermato dall’immediatamente successivo ko interno con l’Imola e poi dallo scivolone, sempre casalingo, con la sconosciuta Anconitana favorita da una papera di Cipollini in un “Comunale” pieno come lo era domenica il “Mazza”. Ah, quell’anno ci fu anche la tristemente storica sconfitta sul campo dell’Entella, nella retta finale, a mettere la pietra tombale sui sogni di promozione. E, sempre in quella stagione, a nulla valse la mossa iniziale di Paolo Mazza che in una sorta di operazione simpatia riesumò la maglia storica, quella delle origini, tutta azzurra con fascia orizzontale bianca sul petto. Magnifica, ma non tale da far vincere.

Adesso, in queste ore, sui social si leggono innumerevoli disquisizioni. Dalla mancanza di fisicità a un deficit di lotta, dalla non conoscenza della categoria da parte di dirigenza e molti giocatori, all’inesperienza dell’allenatore. Un film già visto. Anche nel 1969 si diceva che la C era una “bestia” particolare, in cui non contavano valori e curriculum, in cui bisognava correre e picchiare. Infatti Mazza li prese, i giocatori “di categoria”. Chi non ricorda i tristissimi Longo e Mantovani. Così come, in successione, i Biloni, i Dossena, o quel Medeot dal fisico da scaricatore e che si diceva si esaltasse nella battaglia e nel fango, ma che semplicemente aveva idiosincrasia al gol. E pure si potrebbero citare, sempre in quelle tormentate stagioni, Zini, il “cammello” Giuntini, fino poi a Rolla, Geremia e soci.

E quindi? Quindi il fatto è che la Spal, la Spal di Mazza, impiegò ben quattro stagioni per venire fuori da quella C e tornare in B. Ogni anno una delusione, per un motivo o per un altro. Con i famosi giocatori di “categoria” come con qualche ottimo elemento. Ecco perché non si doveva e non si deve pensare che questa Eccellenza possa essere una passeggiata per la Spal, anzi per l’Ars et Labor.

Perché l’Imola o il Ciani, o l’Entella e tutte e tutti quelle e quelli dal ’69 a seguire stanno esattamente alla Fratta, all’Osteria Grande, al Cava Ronco o al Pietracuta di oggi, e dei loro alfieri. E se è vero che, è altrettanto vero che io sommessamente vorrei gente che sappia giocare. Perché a naso mi sa tanto che a questa squadra manchi la grana complessiva ed il valore individuale (tranne qualche eccezione) per vincerlo, se non per “ammazzarlo”, questo campionato. Mazza la C la vinse appunto al quarto tentativo, ed in rimonta e quando inserì in corsa dei giocatori veri e un condottiero vero. Perché la differenza la fa sempre la qualità, in tutte le epoche ed in tutte le categorie. 

*scrittore e tifoso

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