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A Ferrara è nato il vivaio Ars et Labor: «Una corsa contro il tempo»

Tommaso Schwoch
A Ferrara è nato il vivaio Ars et Labor: «Una corsa contro il tempo»

La “cantera” biancazzurra parte dalla dimensione provinciale solo al maschile. Illustrato dal responsabile Aventi assieme a Borghi il progetto appena lanciato

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Ferrara Il settore giovanile c’è. Non sarà quello della Spal, non avrebbe mai potuto esserlo, ma c’è una solida base da cui partire. A iniziare dal timone, affidato a chi da quell’esperienza è uscito, portando con sé le capacità e le competenze necessarie. Un po’ come per tutto il resto, anche il vivaio dell’Ars et Labor è stato fondato in una corsa contro il tempo, soppesando risorse umane, tecniche ed economiche. Dunque, via i veli alla cantera biancazzurra, affidata a Marco Aventi, dal 2013 al lavoro al centro sportivo di via Copparo, e Michele Borghi, al decimo anno nelle giovanili biancazzurre. Entrambi hanno aperto i rispettivi interventi ringraziando Mirco Antenucci, per la fiducia e il supporto che il diesse ha dato anche al settore giovanile, assieme alla società.

L’etica

«Nel momento in cui la Spal è fallita – ha aperto Borghi –, incontrare Mirco e ritrovarsi con le stesse idee e lo stesso entusiasmo è stato molto importante, quindi non abbiamo avuto dubbi sul fatto di ripartire da qui, anche se non sapevamo ancora bene cosa sarebbe successo. Credo che continueremo a portare avanti gli obiettivi di sempre: provare a creare calciatori, ma mettendo sempre davanti i bimbi, le persone. È certamente un obiettivo quello di creare giocatori per la prima squadra, ma il percorso dev’essere sereno e senza pressioni, i bimbi non devono sentirsi in dovere di diventare calciatori, devono sapere che possono esprimersi e sbagliare, intraprendendo un percorso di tre anni con noi. Per me i bimbi non sono dei numeri: se al primo anno sbagli, non succede niente, ci sono tre anni per stare con noi e decidere insieme alla famiglia qual è la scelta migliore».

La logica

Chiarito l’aspetto etico, ecco quello tecnico: «La nostra forza sono i nostri istruttori, scelti sempre guardando prima alla parte umana e poi quella professionale. Anche la scelta di Tommaso Occhi segue questo schema: è un ragazzo che si approccia adesso alla pratica dell’allenare, ma è il profilo umano che ci ha colpito. Questi allenatori non vogliono in realtà essere allenatori, ma vogliono rimanere nell’attività di base, perché si sono specializzati in questo e quindi sanno le problematiche dei ragazzi di oggi, che sono cambiate rispetto al passato».

Il percorso

«Questo è un momento importante – è intervenuto Marco Aventi – perché riusciamo a presentare il settore giovanile, che è un’area molto importante della società. Quest’estate quasi tutti i giocatori del nostro settore giovanile sono andati in altre società professionistiche, abbiamo perso il 70-80% degli atleti, ma siamo riusciti a mantenere in percentuale maggiore i ragazzi sotto i 14 anni. Si parla del fatto che si è partiti tardi, del settore femminile che non c’è più: noi abbiamo avuto la pazienza di aspettare la nuova società. Io e Michele siamo una memoria storica della società: abbiamo visto tutto, dai momenti in cui il settore era da ricostruire, come nel 2013, a quando si è andati in serie A, dove si comprava tanto a livello di settore giovanile, fino alla discesa degli ultimi anni, dove comunque avevamo un vivaio che era un fiore all’occhiello. Per il comparto femminile: avrebbe potuto rinascere se ci fossero stati gli interpreti, ma nessuno si è preso la responsabilità. Se io e Michele non ci fossimo fatti avanti, avrebbe fatto fatica anche il progetto maschile, perché i genitori e gli allenatori non avevano riferimenti. Il settore giovanile rinasce con grande orgoglio, Si è dato tanto spazio a ragazzi provenienti da Ferrara, compresi quelli che, anche a fronte di offerte importanti, hanno deciso di rimanere. Abbiamo creato 7 categorie, dall’under 17-16 all’under 10, questo vuol dire 140 ragazzi, di cui 100 presi in dieci giorni. Per raggiungere questi ragazzi abbiamo fatto gli open day (autorizzati dalla Figc) e abbiamo selezionato i ragazzi lì, facendo la nostra proposta ai ragazzi che si sono presentati. Di sicuro questo ha disturbato un po’ le società ferraresi, perché portargli via ragazzi il 20 di agosto è stato un problema, però per questo devo ringraziare alcune società del territorio che ci hanno dato una mano, come Frutteti, Portuense, Cus, San Luca e altre. Gli open day avevano comunque un vincolo: per partecipare bisognava non essere già tesserati con altre società. Sono stati venti giorni di lavoro incessante in cui sono state ricreate sette categorie. Sabato scorso c’è anche stato l’esordio vincente per l’under 16, 2-0 proprio come la prima squadra. Giochiamo con tutte le categorie agonistiche sotto età, per mettere i ragazzi un pochino in difficoltà».

Gli sponsor

«Siamo molto contenti di aver mantenuto una grandissima parte di staff, che negli ultimi anni è stato un valore aggiunto. Siamo riusciti a trattenere tantissimi allenatori a fronte di richieste da società come Modena, Bologna e Sassuolo. Per fare questo abbiamo avuto un grande aiuto anche dagli sponsor: come Copma, nostro sponsor da ormai diverso tempo, con la presidente Silvia Grandi che quest’anno ha deciso di brandizzare le maglie di tutte le tre categorie agonistiche (da under 17 a under 15). Insieme a loro LP Finance e il Paideia, che ringraziamo per il supporto. Insieme a loro anche Estense Motori, che comparirà sulla manica di tutte le categorie agonistiche. Ovviamente cercheremo anche di brandizzare le divise dell’attività di base».

I costi

Una novità assoluta è la parte economica: «Dobbiamo essere sostenibili e non disperdere e dipendere. Devo ringraziare di cuore tutte le famiglie, soprattutto dei più piccoli, perché erano abituati a pulmini, logistica del tutto organizzata e aiuti per le partite o gli allenamenti. Ora questa struttura non c’è più e i genitori fanno sacrifici immani per portare i ragazzi ai 3-4 allenamenti settimanali che facciamo. Qui sanno di avere un’offerta formativa e tecnica elevata, ma sono comunque sempre sacrifici di tempo ed economici, perché tutti pagano». 

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