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Cultura

A Ferrara la mostra sulla scalata al K2 del 1954

A Ferrara la mostra sulla scalata al K2 del 1954

Al chiostro di San Paolo l’allestimento a cura della sezione ferrarese del Club Alpino Italiano con le fotografie di Mario Fantin

22 aprile 2024
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Ferrara Domani alle 15 al chiostro di San Paolo (via Boccaleone, 19) inaugura “Senza posa. Italia K2 di Mario Fantin. Racconto di un’impresa”, mostra a cura della sezione di Ferrara del Club Alpino Italiano (Cai). L’allestimento, di proprietà del Club Alpino Italiano, è stato creato per celebrare i settant’anni della prima scalata del K2 della spedizione alpinistica italiana diretta da Ardito Desio. Il bolognese Mario Fantin a quella spedizione partecipò in qualità di fotografo e cineoperatore e per documentarla salì fino ai 6.560 metri, una quota a cui nessuno prima aveva girato immagini. Lasciò poi la più leggera delle sue cineprese, e qualche istruzione su come usarla, a Compagnoni e Lacedelli, i due membri della spedizione che il 31 luglio 1954 raggiunsero la vetta, così che i due potessero brevemente documentare l’impresa. La mostra, visitabile fino a domenica dalle 15 alle 19, è un dovuto omaggio al ricordo di Mario Fantin.

Il percorso “Senza posa” presenterà pannelli e foto esplicativi per inquadrare la vita del cineasta bolognese, la tenda che è il simbolo della difficoltà del suo lavoro al K2 e alcuni leggii autoportanti e auto illuminati che riproducono i “suoni del K2” e le pagine del taccuino, il cui originale è stato visibile all’anteprima presentata al 70° Trento Film Festival (29 aprile-14 maggio 2022). La tenda originale, appartenente a Mario Fantin, è gentilmente concessa dalla Famiglia Fantin, alla quale appartengono. La mostra trae origine dal taccuino di Mario Fantin, ritrovato tra le carte di famiglia, in quelle pagine vi sono gli appunti che scrisse durante la spedizione: riprese da realizzare, disegni di inquadrature da registrare, il piano di lavorazione, entusiasmi, impressioni, fatiche. Nonostante il suo immane lavoro la regia del film non gli fu riconosciuta, ma la qualità del suo lavoro e delle sue riprese non passarono inosservati e iniziò ad essere chiamato per documentare molte altre spedizioni extraeuropee con le quali girò il mondo e documentò l’avventura, i popoli, le terre, le montagne, le distese di ghiaccio e le foreste, i deserti, dalla Groenlandia al Kilimangiaro, dall’Amazzonia alle Ande, al Messico. Questo suo girare per il mondo durò fino al 1972, quando si ritirò decidendo di sviluppare il progetto di realizzare un archivio sulle spedizioni nel mondo, così Fantin trasforma la sua casa nell’archivio Cisdae (Centro italiano studio e documentazione alpinismo extraeuropeo). Morirà otto anni più tardi. Ingresso libero.