Valentina Persia al Nuovo di Ferrara: «Sul palco racconto noi italiani»
L’attrice si racconta in vista di “Ma che te ridi?!”. Teatro al completo
Ferrara Ridere come resistenza, rispecchiarsi nelle cose di ogni giorno, sentirsi parte di un’unica storia: quella del popolo italiano. È questo, in sintesi, lo spirito con cui Valentina Persia torna sul palco. Questa sera alle 21 l’attrice e cabarettista farà tappa al teatro Nuovo di Ferrara, la data è sold out, con il suo “Ma che te ridi?!”. Un titolo che già suona come un invito complice, rivolto a chi ha bisogno di alleggerire pensieri e ritrovare il piacere di una risata autentica.
«Venite comodi, perché sarà un sequestro simpatico di persona», ironizza Persia, comica e interprete fra le più amate della scena italiana. Sul palco, promette quasi due ore di spettacolo «tirate d’un fiato», senza intervalli, per lasciarsi travolgere da quel flusso narrativo che da trent’anni accompagna la sua carriera, sin dai primi successi a “La sai l’ultima?”. Ma stavolta la risata si mescola alla memoria, al racconto di un percorso umano e professionale che parte dal 1994 — anno del suo debutto in televisione — e arriva fino a oggi, tra comicità, teatro e vita vissuta. In “Ma che te ridi?!” non c’è spazio per politica o attualità in senso stretto. Ci sono, invece, i piccoli grandi eventi che segnano ogni vita: la nascita, la famiglia, l’amore, le manie e i difetti che rendono universale il quotidiano. «Non parlo di guerre o di quello che accade nel mondo — spiega — mi piace che la gente si ritrovi in ciò di cui parlo, in fatti realmente accaduti. Racconto noi italiani, dal primo vagito fino all’estremo saluto». Ne viene fuori una comicità schietta, popolare nel senso più alto, fatta di osservazione e immedesimazione, in cui il pubblico non è spettatore ma compagno di viaggio. Pur essendo celebre per le sue imitazioni — da Amy Winehouse allo storico omaggio a Gabriella Ferri — in questo nuovo lavoro Persia sceglie la via del racconto diretto, lasciando spazio solo a un tributo finale proprio alla Ferri, figura che lei considera una maestra di teatralità e sentimento. «È stata lei a ispirarmi la maschera comica ma anche drammatica – racconta – In questo spettacolo ripercorro la mia storia artistica e personale, come un curriculum vitae fatto di emozioni, televisione e vita privata». E se il piccolo schermo l’ha resa popolare, oggi il teatro rappresenta per Valentina Persia la sua vera casa. «La televisione è il mio battesimo, ma il teatro è il mio ritorno all’utero materno», dice con la spontaneità che la contraddistingue.
«La differenza è che in scena il pubblico lo senti subito: ridi con lui, respiri con lui. È un contatto diretto e sincero, qualcosa che nessuna telecamera può restituire». Sul tono dello spettacolo non ci sono dubbi: sarà un concentrato di energia, ironia e confidenza. «La gente, alla fine, mi dice sempre: ma già sono passate due ore? Ne vorremmo ancora!». È un effetto naturale quando si ha davanti un’artista capace di divertire divertendosi, perché — conclude — «se rido io, ridono anche gli altri». Ed è proprio da quella risata condivisa che nasce la forza dello spettacolo: una catarsi collettiva, leggera ma profonda, che consola e riunisce.