Addio Papa Francesco, Vezzani: «Mi disse di essere forte contro il male»
L’udienza privata e quella battuta sulla tequila per rompere il ghiaccio
Ferrara Quando tua madre ti dice: voglio andare dal Papa, beh non puoi non accontentare un desiderio di tua madre. Arrivavo da due anni intensi, dove sicuramente le preghiere non si sono sprecate, specialmente se per una madre le capita un figlio che sta lottando tra la vita e la morte contro due tumori in due anni. Poi è arrivato il giorno fatidico, dove le dico "Sai mamma quel tuo desiderio di incontrare sua Santità Papa Francesco, ora è realtà. Saremo sia in udienza privata e pure udienza generale". Grazie all’associazione Sostenitori dei collaboratori e testimoni di Giustizia, e grazie a don Benito Giorgetta, perché grazie a lui ha scritto il libro "Passiamo all’altra riva", un dialogo con l’ex mafioso ora collaboratore di Giustizia. E in questo libro la prefazione è di sua Santità. Mai avrei pensato un giorno di incontrare un Papa, la mia più di un’emozione molto probabilmente era un dire grazie. Sì, perché puoi non credere, ma io ho visto e ho parlato con chi non credeva e alla fine su quel letto tutti alla fine invocavano Dio. Io da credente devo dire che con Dio non c’era momento che non ci parlassi... Ma veniamo a quel giorno, dove tutta l’associazione è stata invitata da Sua Santità, ricordo mia madre e mio padre non aver dormito quella notte, tanta era l’emozione. Ricordo l’udienza privata e mi limiterò a riportare un aneddoto, per rompere il ghiaccio dissi a sua Santità che avrei portato in dono una buona bottiglia di tequila. Ricordo che mi disse e perché non me l’hai portata? Dissi che mi era stato detto che ai controlli me l’avrebbero bloccata. Lui prontamente disse certamente a te sì ma ai miei collaboratori no... e poi rise e ridemmo tutti. Ricordo che dissi, beh vorrà dire che ci dobbiamo rivedere così le porterò la bottiglia, e lui mi disse che era felice di rivedermi. Poi trascorso il tempo, passammo fuori per l’udienza generale: mia madre non proferì parola nemmeno quando sua Santità diede a lei la benedizione. Ricordo poi che in udienza privata mi ero scordato del mio regalo, perché le sue parole mi avevano rapito. Solo dopo avrei portato il mio libro e ricordo che mi disse di esser molto forte contro il male e col pollice su. Poi mi benedisse e mi regalò il rosario. Ricordo che subito dopo scattate le fotografie di rito, dissi a sua Santità "Ci rivedremo presto", rispose "Ti aspetto". Purtroppo ahimè non ci sarà un incontro, ma quel goccio di tequila l’ho bevuto come se lui fosse qui accanto. Ripropongo alcune frasi da "Passiamo all’altra riva": "Si sbaglia ma non si deve morire sbagliati". È importante non rimanere caduti. Se cadiamo cadiamo tutti. L’importante è che io non voglia restare a terra. Delle volte non riusciamo a rialzarci perciò l’importante è avere una mano tesa e qualcuno che ci aiuti a rialzarmi. Questa è una cosa bella. Al contrario è indegno quando una persona guarda l’altro dall’alto in basso con un atteggiamento di superiorità. Nessuna persona ha il diritto di guardarne un’altra dall’alto in basso, se non quando deve chinarsi per aiutarla a risollevarsi". Tratto dalla prefazione di sua Santità. La dedico a mia madre poiché le preghiere non sono state vane, ci hanno portato dal Papa.